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IL GIUOCO

DELLE PARTI

di Luigi Pirandello

commedia in tre atti

regia di ENZO RAPISARDA

Personaggi e interpreti



Leone Gala:
Enzo Rapisarda


Silia, sua moglie:
Rita Vivaldi


Guido Venanzi:
Domenico Veraldi


Il Dott. Spiga:
Alberto Latta


Filippo, detto Socrate:
Michele Bottaro


Barelli:
Marco Vallarino;


Il Marchesino Miglioriti:
Moreno Pasqualin


Signori ubriachi:
Mario Santagati, Mario Cuccaro, Marco Vallarino


La cameriera:
Anna Rapisarda/Serena Filippini/Francesca De Rosa;

 

I Condomini:

Maurizio Baschirotto, Serena Filippini

Staff 

​

Aiuto regia:

Stella Rapisarda

 

Scenografie e costumi:
Laboratorio N.C.T. Verona

 

Trucco e Acconciature:

Moreno Pasqualin

 

Fotografo di scena:

Michele Albrigo


Direzione luci e suono:
Khristopher Ramos Villegas


Produzione e messa in scena:
Nuova Compagnia Teatrale

La commedia è tratta dalla novella “Quando si è capito il giuoco” e venne rappresentata per la prima volta a Roma il 6 dicembre 1918 dalla Compagnia Ruggeri-Vergani.
è una commedia costruita sul grottesco, sul capovolgimento di situazioni, sull’ironia. Vi si trova l’espressione e la rappresentazione del cosiddetto “sentimento del contrario” da Pirandello esposto nel saggio “L’umorismo” del 1908. Appartiene alla seconda fase del teatro pirandelliano, quando cioè i personaggi decidono di vedersi vivere, di estraniarsi dalla realtà, rifugiandosi nelle centomila maschere foggiate per se stessi e per gli altri. I personaggi principali costituiscono il solito triangolo: moglie, marito e amante, ma non si tratta di un dramma a sfondo borghese, bensì del dramma del protagonista Leone Gala il quale per sfuggire alla tragedia di una vita di dolore, decide di astrarsi, rifiutando i sentimenti e le passioni, assumendo tutta la realtà circostante a logica e ragione. Si diletta di gastronomia e filosofia, disquisendo con il cameriere di nome Filippo, ma non a caso detto Socrate, delle ultime teorie del pensiero di Henri Bergson , in particolare quelle espresse nell’ opera del filosofo francese del 1907: l’ “Evoluzione creatrice”. Egli soffre della separazione della moglie e ancora l’ama, ma riesce a mascherare tutto benissimo, perché “s’è vuotato di ogni passione”, appagandosi del gioco dell’intelletto.
La moglie Silia è una donna inquieta, incapace di individuare per sé punti di riferimento, anticipatrice dell’angoscia e della alienazione d’oggi, non sopporta la compostezza e la placida indifferenza del marito. Neppure il rapporto con l'amante né la tanto agognata libertà riescono a dare un senso alla sua esistenza. Il rancore la porta a concepire una rivalsa nei suoi confronti, inducendolo a sfidare a duello il marchesino Miglioriti, responsabile di un' offesa da lei ricevuta. Ma il logico "giuoco delle parti", si trasformerà in una razionale vendetta di Leone.
Leone Gala è un tipico personaggio pirandelliano, incarna uno dei tanti raisonneur, individui che cercano in tutti i modi di sottrarsi alla fiumana dei sentimenti che loro malgrado li travolge, mentre cerca di ancorarsi saldamente al baluardo della ragione. “Ma la vita non è un ragionamento” dice Pirandello e anche il più freddo logico ragionatore non può fare a meno di vivere la sua parte di dolore e di pena, inconsolabile e incomunicabile.
Enzo Rapisarda, nell’interpretare il personaggio di Leone Gala, ha impostato la recitazione su registri di testa, che danno origine a un suono monocorde che rasenta quasi la monotonia, per esprimere il disperato tentativo di astrazione del protagonista, tentativo che a tratti si rivela vano quando l’impeto delle passioni lo assale all’improvviso e annulla la sua capacità di dominio.

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