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L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ

di Luigi Pirandello

adattamento in due atti e
regia di ENZO RAPISARDA

Personaggi e interpreti



Prof. Paolino (l’Uomo):
Marco Vallarino


La Signora Perella (la Virtù):

Anna Rapisarda

Il Capitano Perella (la Bestia):
Mario Cuccaro


Nenè:
Aurora Dattolo


Totò il farmacista:
Domenico Veraldi

Mario Santagati


Il Dott. Nino Pulejo:

Enzo Rapisarda


Rosaria governante di Paolino:
Serena Filippini


Grazia governante dei Perella:
Rita Vivaldi

Staff 



Direzione luci e suono:
Khristopher Ramos Villegas


Costumi:
Laboratorio N.C.T.


Consulenza musicale:
Rita Vivaldi

Foto:

Mario Spinazzè


Regia:
Enzo Rapisarda


Produzione e messa in scena:
Nuova Compagnia Teatrale

Commedia in due atti, tratta dalla novella “Richiamo all’obbligo” fu rappresentata per la prima volta al Teatro Olimpia di Milano il 2 maggio 1919.
Tradotta e rappresentata anche all’estero: Spagna, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Grecia e a Parigi con protagonista femminile Marta Abba nel 1931. Nel 1953 il regista Steno ne ha tratto il film omonimo, protagonisti Totò e Orson Welles.
Al debutto la commedia fu accolta sfavorevolmente sia dal pubblico che dalla critica, ma in seguito l’opera divenne una delle più rappresentate di Pirandello, tra il successo degli spettatori e dei critici a causa delle sue esteriori apparenze di pochade che ne nascondono l’intima drammaticità e il suo più valido e intrinseco significato. Si tratta di una satira graffiante dell’ipocrisia e del perbenismo borghese (tutti i personaggi sono grottescamente paragonati ad animali) che rende la commedia molto attuale in un’epoca come la nostra in cui l’ipocrisia dilaga in tutti gli ambienti sociali.
La commedia narra la paradossale e grottesca situazione in cui viene a trovarsi il rispettabile e integerrimo Prof. Paolino (l’Uomo) che ha una relazione con la “Virtuosa Signora Perella”, incinta del professore di due mesi. Il prof. Paolino si trova costretto a cercare in tutti i modi che il Capitano Perella (la Bestia) compia il suo dovere coniugale, anche se il Capitano è completamente insensibile al fascino della moglie (ha una famiglia illegittima in un’altra città di mare) e si sottrae ostinatamente al suo compito di marito. La vis comica pirandelliana porterà ad un susseguirsi di scene grottesche e anche di tensione angosciosa fino al raggiungimento dell’obiettivo dei due amanti.
Come sempre Pirandello ci pone di fronte ad una situazione che ad una prima lettura parrebbe un solido triangolo tra moglie, marito e amante. Invece il sentimento del contrario, definizione dell’umorismo pirandelliano, rovescia la morale borghese. È infatti paradossalmente l’amante che cerca in tutti i modi di buttare la moglie tra le braccia del marito!
Una parola chiave della commedia è la traduzione greca del termine commediante: hypocrités. Pirandello mostra bene come, nell’attualità di tutti i giorni, siano le persone più serie e rispettabili a recitare con falsità e ipocrisia. Pirandello definì l’opera come una “farsa annegata in tragedia”, in quanto dietro l’apparente situazione quasi scabrosa della farsa si nasconde una situazione più malinconica, tutta giocata su false convenzioni e pregiudizi morali: “una satira tragica e atroce… una maschera da trivio imposta ai voleri astratti, morali e religiosi dell’umanità” come scrisse a quei tempi il critico Marco Praga.

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